Proseguiamo e concludiamo il tour natalizio tra tipicità campane. Prima di giungere sulla costa, rientrando dalle cime appenniniche ai confini tra Campania e Puglia, dove ci siamo lasciati la scorsa settimana, restiamo quasi imprigionati tra le aspre catene dei monti irpini, ricchi giacimenti di ogni ben di dio gastronomico. Dentecane, Torre Le Nocelle, Lapio, Taurasi, Montemarano, Montella, Bagnoli Irpino ossia torroni, nocciole, vino, castagne, tartufi. Qui si può passare Natale, Capodanno, l’Epifania e trattenersi sino a Carnevale senza smettere di assaggiare, degustare, inghiottire prelibatezze. Ben savi e sempre sobri manteniamo ritta la barra ad ovest, verso la meta partenopea, scansando tentazioni che si susseguono di chilometro in chilometro. Un solo break per dover di cronaca e per la curiosità di un prodotto meno noto. A San Mango sul Calore, alle pendici dell’imponente Monte Tuoro, si coltivano fichi straordinari che prendono il nome del paese: i fichi di San Mango. “Prodotto agroalimentare tradizionale italiano”, secondo la definizione ministeriale, il fiorone, come è anche detto il fico che si produce in questo comune dell’avellinese ed in alcune località limitrofe, è prelibato, di una dolcezza meno invadente di quella dei fichi comuni. Una delicata delizia, insomma. Averne in tavola una corona essiccata in questo periodo di bagordi aiuterebbe a trascorrere con gran sollievo le ore dopo i pasti quando, a fatica e per dover di consuetudine come di buona educazione, ci si intrattiene a chiacchierare in un torpore che faticosamente si contrasta. In verità l’azienda Antico Castello ricava dal ricco e delizioso fico locale un distillato di pregiata fattura in cui l’alcol, contrariamente ciò che di solito accade a questo genere di produzione, è mero supporto e non soverchia i sapori del frutto che restano ben distinguibili e piacevolmente persistenti. Forse questo distillato, pieno, gustoso e morbido, è addirittura preferibile al tradizionale fico secco, sempre che si sia stati morigerati nel bere vino durante i pasti. Morigeratezza sempre consigliabile. Il piacere del vino, ricordiamolo con l’occasione, non è affatto proporzionale al suo consumo.
Restano pochi giorni al Natale e poche righe ed è pur giusto trovare approdo e requie nella culla delle tradizioni più vive, autentiche e popolari, dei riti, dei canti e dei racconti più noti e meglio scritti; scegliere nel trambusto della quotidianità una prelibatezza d’occasione è ben arduo tanto ne è ricca Napoli. Il rituale del giro dei mercati per gli acquisti di erbe, pesci e carni con cui allestire le gran cene ed i gran pranzi, è immersione nella suggestione. Colori, profumi, sapori. Capitoni, struffoli, minestra e pure libri odorosi di carta e di colla. Questo è il nostro Natale. Tra tutti i cibi, le ricchezze barocche delle insalate e dei dolci, il vostro narratore, sia consentita questa deroga alla regola professionale del distacco personale, ama l’abbandono alla lettura e la minestra maritata, piatto semplice ma affatto facile, immancabile a tavola il 25 dicembre. Una piccola, polverosa e ricchissima, anche di tomi rari, libreria Guida era a piazza dei Martiri. A Natale la vetrina era ancor più bella del solito con i grandi libri illustrati. Lì oltre dieci e più anni fa si poteva acquistare la copia anastatica della “Raccolta maggiore di molti secreti di cucina, ritrovati in anni sette di suo viaggio pel Regno di Napoli” da Don Salvatore Campisi Pistoja, partito da Noto nel 1793. Pura sublimazione del gusto è la lettura dei vecchi testi culinari e nel testo di don Salvatore si trova anche un’antenata della somma minestra maritata, così descritta: “prendi il lardo grasso, dove ci sia stato messo del prosciutto ed altro di grasso battuti, e quando bolle, cala la minestra verde, cascio grattato, pepe ed acci tagliati piccoli”. Nullo sarebbe il piacere della tavola senza quello della conoscenza. Buon Natale.
Antico Castello C.da Poppano, 11bis San Mango sul Calore www.anticocastello.com“Raccolta maggiore di molti secreti di cucina, ritrovati in anni sette di suo viaggio pel Regno di Napoli” Salvatore Campisi Pistoja Trascrizione a cura di Ralù Cocozza di Montanara Mario Guida Editore
Articolo apparso sul "ROMA" del 20 diembre 2014, nella rubrica Odissea Gastronomica