“Vino, vinello….” è l’incipit del simpatico ritornello della canzone, irresistibilmente interpretata da Massimo Pagano, che chiude lo spettacolo “Salute”, messo in scena dalla Solot, Compagnia Stabile di Teatro di Benevento, su testo scritto da Michelangelo Fetto che ne è anche interprete insieme a Antonio Intorcia, Rosario Giglio e al già citato Massimo Pagano.
Il cronista gastronomico non ha strumenti per articolare un recensione teatrale e men che meno ne ha l’ambizione. Avverte, ad ogni modo, di non poter far a meno di commentare uno spettacolo che, in un’ora e poco più di straripante ilarità, racconta, coniuga e spiega aspetti importanti dell’esperienza del vino.
Si parla di vino a teatro, dunque. Atto coraggioso atteso l’andazzo, tutto provinciale, di elevare al rango di “culturali” o “artistiche” discussioni, dibattiti, convegni, rappresentazioni, spesso autoreferenziali, su temi nobili o meramente altisonanti.
Non bastasse, Falanghina e Aglianico, vitigni nostrani apprezzati fuori provincia forse più che nel Sannio, sono irriverentemente elevati a personaggi, in un interessante passaggio della rappresentazione, per aver modo di raccontarne le rispettive storie e tentare un difficile blend che possiamo considerare la metafora della necessità di una coalizione di energie per risollevare la sventurata terra sannita.
Il testo, con riferimenti precisi al linguaggio tecnico dei sommelier, prendendone anche di mira alcuni rituali, incomprensibili ai più, esalta il vino come veicolo di umanità, espressione di storia, sapienza, conoscenza, occasione allegro convivio.
Racconti storici, riferimenti letterari, simpatiche ironie su episodi biblici, esperienze degustative che coinvolgono il pubblico e aneddoti che richiamano vini della più rinomata produzione francese ammaliano il pubblico, introducendolo in un universo di meraviglie insospettabili nella loro dimensione enoica.
Sottende lo spettacolo uno spirito divulgativo, mai pedante, che si dipana nell’alternarsi di gag divertentissime e brevi monologhi (bravissimi gli interpreti) e che si manifesta espressamente allorquando, tra lo stupore del pubblico, salgono in scena veri sommelier (Mariagrazia De Luca, delegata AIS di Benevento e Giovanni Esposito, sommelier AIS) i quali, ben reggendo la realtà nella finzione ed il ritmo dello spettacolo, contestano agli attori l’eccesso di ironia sul prezioso liquido e spiegano compiutamente il senso della gestualità della degustazione e dell’apertura di una bottiglia di vino, esito dell’appassionato lavoro di agricoltori ed enologi.
Prima di lasciare il teatro un brindisi con i vini della Vinicola del Titerno invita a condividere i piaceri del nettare di bacco e quelli dell’intelletto, complementi irrinunciabili per una piacevolissima serata.
Come il vino aiuta a liberarsi dagli avvilimenti, così “Salute” libera il vino da ogni pregiudizio e lo spettatore da ogni tedio.
Si esce dallo spettacolo con gran spirito e certamente con miglior salute.