Se non fosse passibile di blasfemia, avrei scritto l’attacco di questa recensione tirando in ballo San Pio.
Mi limito a registrare il miracolo laico di Pietrelcina dove Forte Evo serve un’ottima pizza napoletana, fuori dal chiasso dei social, alieno dai refrain di aria fritta su ogni singola particella utilizzata per una delle più banali e popolari pietanze del pianeta.
Il palato prima e il labirinto villoso addetto all’assimilazione degli alimenti poi, voci della verità, cronisti ineffabili e incorruttibili, hanno asseverato la dignità maestosa delle sostanze manipolate con sapienza dal pizzaiolo Enrico Marrone. Tant’è che un ordigno potenzialmente letale a base di formaggio erborinato, salsiccia piccante e pomodori del piennolo gialli, in menù mimetizzato sotto l’insegna pizza Casertana, è risultato esplodere a salve, lasciando solo intense sensazioni di piacere.
Casalinghe, ben ideate e ancor meglio eseguite, le fritture con le quali si è soliti ingannare l’attesa della pizza. Spiccano (e spaccano) i paccari fritti e la polpettina di ricotta, conciato romano e salame, in un assiette in cui anche le banali zeppoline si sono rivelate gradevoli.
La location, una masseria fortificata della fine del ‘700, è entusiasmante per bellezza architettonica, paesaggio e sistemazione comoda dei tavoli. L’ampiezza delle sale, tutte pietra a vista e larghe volte, è tale da conferire all’ambiente un’ariosità confortevole e tranquillizzante. Il riscontro inflessibile e preciso delle mie sensazioni, bel volto intorno a uno sguardo affilato e per niente banale (chissà quali acute discussioni extra gastronomiche devo perdermi, limitando la nostra frequentazione alle cene di lavoro), mi fa notare, tuttavia, con puntuta critica femminista o semplicemente femminile, come il selciato del percorso e della sala non sia proprio l’ideale per i suoi tacchi a spillo.
La lista delle pizze è variegata senza sfoggiare inutile prolissità. Centrata sulle produzioni artigianali locali l’offerta di birre in bottiglia a corredo di due varietà, una bionda, l’altra rossa, alla spina.
Pulizia molto curata, inservienti attenti, precisi e rapidi in bella divisa.
Prezzi delle pizze oscillanti tra i cinque e i dieci euro, a seconda dei condimenti scelti.
All’uscita, camminando verso il comodo parcheggio, l’inverno primaverile dona un cielo blu cobalto brulicante di lucidi aghi che saettano l’animo imbevuti di languore e, per paradosso, smussano le punture di un vento empio e impassibile.
La sagace donna sui tacchi a spillo, immaginando magnifico lo scenario ora oscurato dal sipario del buio, evoca una degustazione di vino nel fresco tepore collinare di una sera di prima estate, con lo spettacolo del paesaggio aperto sullo spettro dei colori del giorno che muore all’orizzonte. Lo afferma col tono di una event manager ma ci leggo il segno di una tenerezza già rivelata da alcuni tratti del suo volto.
Prima di imbucarci nelle rispettive auto c’è il tempo per abbandonare il cedimento all’immaginazione e rimarcare la scelta etica di Forte Evo che impiega i pomodorini del piennolo coltivati dalla cooperativa sociale Giancarlo Siani su terreni confiscati alla camorra.
Il maestro insegna che non dovrebbe esistere recensione senza appunto, ma questa resta senza appunti. Altrimenti che miracolo sarebbe?
Forte Evo
Pietrelcina – Via Fontana dei Fieri 113
Tel. 379 151 2015