Da Benevento in pochi minuti ben spesi si giunge a Fragneto Monforte, qualsiasi via si percorra. La strada moderna, al pari delle mani di un uomo depravato, prevaricanti quantunque immote, struscia i canaloni foggiati dai declivi delle colline che introducono all’alto Sannio, sino poi a sconfinare in Molise. Si può altrimenti seguire il percorso che accarezza i sinuosi fianchi collinari, con contatto vivo, fremente e riverente.
Il paesaggio è languido. Le forme smussate dei poggi dai colori teneri su cui spiccano ceppi isolati, evocano l’erotismo fine di pallide tette Chanel size e carnalità docile confusa tra i campi.
Arrivati in paese, appena sotto l’imponenza del Castello Ducale e di un tiglio secolare, si può trovar desco nelle sale a pietra viva di MenteLocale, archetipo di un universo pressoché disperso di osterie tutte semplicità e sapore.
Il gioco di parole dell’insegna funziona bene perché non è fine a se stesso. Rispecchia la filosofia dell’oste che usa il cervello per gestire bene un ristoro con dispensa, piatti e cantina aperti alle cose buone della zona.
Lo si intende sin dapprincipio, aggredendo la teoria di antipasti: salumi e salami hanno il sapore agreste delle soffitte di masseria dove sono stati essiccati o affumicati, prati e fiori si figurano masticando il pastone di broccoli, pane e legumi, condito con olio nuovo, delizia rara di un piatto altrove frequentemente insulso come la verdura di supermercato, saporito formaggio puzzolente di vacche e ovini.
Pietro Longo, omonimo di un vecchio compagno socialista, parla appunto da vecchio compagno. È minuto e irrequieto, ha tolto il camice di infermiere per scrollarsi l’afflizione somatica della sofferenza dei suoi pazienti e assunto l’utile, per lui e per noi, missione del far mangiare bene a prezzi onesti. Inietta l’opera, forse unica sua posa preordinata, di quell’idealità che passa sotto la voce oramai urticante di territorio. La sua declinazione, però,è priva di retorica e presunzione. Nessuna declamazione, del resto, sull’origine delle materie prime (che odiosa locuzione), nessun simboletto, nessuna associazione. Anche nessun menù favolistico, piatti in perenne mutamento, elencati a voce. Un atollo in cui naufragare volentieri, fuggendo l’oceano di plastica degli osti in livrea e gagliardetti.
Forse la migliore riuscita del marxismo è nelle trattorie, questo il dubbio irriverente che balena per un attimo e che non riferirei se non fosse indicibile.
In effetti i taglierini Rummo con burro e tartufo sono l’ossimoro perfetto quanto il cachemire sulle spalle di Bertinotti: ottima pasta industriale locale, burro buono qualsiasi, tartufo di prima scelta, magnifico assemblaggio.
“Io non capisco come fanno a far mangiare male in molte trattorie”, rivela candidamente Pietro, rivelando la sua genuinità. Ha ragione.
Per palati meno sciccosi e più caserecci, ma pur sempre ambiziosi le **tagliatelle con zucca, salsiccia e funghi porcini **(veri).
Infrequente pur nelle osterie di paesi isolati e semispopolati del mezzogiorno, arriva per secondo piatto una braciola indimenticabile, burrosa per consistenza, col tenace nervo dell’animale ridotto a docile gelatina dalla lunga cottura.
Un certo scoramento, di supporto a una recensione non appiattita sul perfetto, sopraggiunge quando un’ottima bistecca mirabilmente cotta, affettata a strisce, è messa al servizio della banalità di uno dei mali contemporanei più diffusi: la confusione della tagliata di carne con la carne tagliata. La tagliata si prepara con un’entrecote o taglio affine di almeno quattro centimetri di spessore, piuttosto che con bistecchine arrostite e tagliate trasversalmente. Anche le costatine si incazzano, sia detto.
Buoni formaggi e dessert della casa.
Carta dei vini risicata ma ricercata, con obiettivo puntato su piccole produzioni del Sannio.
Servizio informale e preciso.
MenteLocale
Fragneto Monforte (BN) – Via Ripa, 5
331 2648275
€ 25/30 bevande escluse
Sannio: coordinarsi per crescere