Da qualche mese una ruota di tot metri di diametro gira malinconicamente su stessa e con se stessa a piazza Risorgimento, in corrispondenza di via Perasso. È la ruota di Mastella.
La collocazione è eccentrica. Decentrata nella piazza, in un angolo. Si direbbe in un cantuccio.
E questa sua posizione asimmetrica, per altro come in un cul-de-sac, in fondo a un avvallamento, disturba a colpo d’occhio.
C’è, infatti, una contraddizione intrinseca e palese tra il posizionamento strambo della giostra e l’armonia perfetta del cerchio.
Per di più, per la sua imponenza e perfezione, per lo stupore e la quieta vertigine che l’altezza promette sempre di regalare, questa attrazione tipicamente domina i parchi giochi di cui è parte o, comunque, le aree di festa o panoramiche.
La ruota di Mastella (ci si passi l’attribuzione), invece, è come acciambellata in un contesto desolato, senza festa, senza luci, senza fervore se non il tran tran mattutino, anch’esso stridente con la giostra, dei travet che lavorano nei numerosi uffici della zona. La trascurano financo i discoli che marinano la scuola.
Come per ogni iniziativa del Sindaco Mastella o comunque da egli battezzata e benedetta con pomposo taglio di nastro, il primo giro di giostra ha segnato l’avvio dell’ammorbante zuffa tra fronti. Da una parte i pasdaran mastellisti prodighi di “grande Sindaco” (è un’iniziativa privata, ma tant’è, Mastella è un abile equilibrista sul filo dell’ambiguità), “bravo, bravissimo“, “bellissima iniziativa“; dall’altra le milizie par’intellettuali (l’apostrofo è voluto – dialettale – che paiono intellettuali) antimastelliste: “è una giostra“, “la solita giostra“, “panem et circenses“, “non è panoramica” and so on.
Sfugge a tutti che la ruota di Mastella è essa stessa antimastellista.
Dire che è poco frequentata è eufemistico. Gli unici attimi di vitalità, quelle cabine roteanti lo hanno vissuto il giorno dell’inaugurazione. Mai s’è vista una coda, mai si son visti passanti alzar lo sguardo a salutare chi era in cima.
Al mattino la ruota è ferraglia ferma. Col crepuscolo s’accendono le luci a colorare il deserto circostante. Al solo passarci accanto se ne ricava un sentimento di disperazione. Anche chi non teme la solitudine e preferisce l’isolamento è investito da un brivido raggelante.
Il Sindaco Mastella, a torto o a ragione, qui non interessa, ha fatto degli assembramenti, della conta dei cittadini ammassati ai piedi delle giostre, innanzi al calderone della pasta e fagioli, ai piedi del pop e del pulp, il sole della propria politica di intrattenimento culturale e par’culturale.
Mastella sta alla politica culturale come Pippo Baudo al varietà. È il re indiscusso del nazional-popolare. E non è una critica.
Mastella ha anche la straordinaria abilità di leggere l’animo popolare e di esservi in sintonia.
La ruota di Mastella, però, e solitar-impopolare e pertanto antimastellista.
Mastella la difende, la proroga, la favorisce, con stupefacente pervicacia. È solo e il solo a volerla.
Gli astri non vogliano che la ruota finisca per essere metafora politica. Il sospetto un po’ sorge. Dopo le elezioni politiche, a dir poco deludenti per il Nostro, dopo gli abbandoni illustri e l’opaco risultato delle provinciali, sta arrivando il giro di giostra delle europee…
La ruota di Mastella è antimastelliana
Da qualche mese una ruota di tot metri di diametro gira malinconicamente su stessa e con se stessa a piazza Risorgimento, in corrispondenza di via Perasso. È la ruota di Mastella.
La collocazione è eccentrica. Decentrata nella piazza, in un angolo. Si direbbe in un cantuccio.
E questa sua posizione asimmetrica, per altro come in un cul-de-sac, in fondo a un avvallamento, disturba a colpo d’occhio.
C’è, infatti, una contraddizione intrinseca e palese tra il posizionamento strambo della giostra e l’armonia perfetta del cerchio.
Per di più, per la sua imponenza e perfezione, per lo stupore e la quieta vertigine che l’altezza promette sempre di regalare, questa attrazione tipicamente domina i parchi giochi di cui è parte o, comunque, le aree di festa o panoramiche.
La ruota di Mastella (ci si passi l’attribuzione), invece, è come acciambellata in un contesto desolato, senza festa, senza luci, senza fervore se non il tran tran mattutino, anch’esso stridente con la giostra, dei travet che lavorano nei numerosi uffici della zona. La trascurano financo i discoli che marinano la scuola.
Come per ogni iniziativa del Sindaco Mastella o comunque da egli battezzata e benedetta con pomposo taglio di nastro, il primo giro di giostra ha segnato l’avvio dell’ammorbante zuffa tra fronti. Da una parte i pasdaran mastellisti prodighi di “grande Sindaco” (è un’iniziativa privata, ma tant’è, Mastella è un abile equilibrista sul filo dell’ambiguità), “bravo, bravissimo“, “bellissima iniziativa“; dall’altra le milizie par’intellettuali (l’apostrofo è voluto – dialettale – che paiono intellettuali) antimastelliste: “è una giostra“, “la solita giostra“, “panem et circenses“, “non è panoramica” and so on.
Sfugge a tutti che la ruota di Mastella è essa stessa antimastellista.
Dire che è poco frequentata è eufemistico. Gli unici attimi di vitalità, quelle cabine roteanti lo hanno vissuto il giorno dell’inaugurazione. Mai s’è vista una coda, mai si son visti passanti alzar lo sguardo a salutare chi era in cima.
Al mattino la ruota è ferraglia ferma. Col crepuscolo s’accendono le luci a colorare il deserto circostante. Al solo passarci accanto se ne ricava un sentimento di disperazione. Anche chi non teme la solitudine e preferisce l’isolamento è investito da un brivido raggelante.
Il Sindaco Mastella, a torto o a ragione, qui non interessa, ha fatto degli assembramenti, della conta dei cittadini ammassati ai piedi delle giostre, innanzi al calderone della pasta e fagioli, ai piedi del pop e del pulp, il sole della propria politica di intrattenimento culturale e par’culturale.
Mastella sta alla politica culturale come Pippo Baudo al varietà. È il re indiscusso del nazional-popolare. E non è una critica.
Mastella ha anche la straordinaria abilità di leggere l’animo popolare e di esservi in sintonia.
La ruota di Mastella, però, e solitar-impopolare e pertanto antimastellista.
Mastella la difende, la proroga, la favorisce, con stupefacente pervicacia. È solo e il solo a volerla.
Gli astri non vogliano che la ruota finisca per essere metafora politica. Il sospetto un po’ sorge. Dopo le elezioni politiche, a dir poco deludenti per il Nostro, dopo gli abbandoni illustri e l’opaco risultato delle provinciali, sta arrivando il giro di giostra delle europee…