Quell’uomo elegante, solo e solitario, senza pretesa di compagnia (è venuto a ristorante con un libro che legge faticosamente tra una portata e l’altra. Avrà finito mezza pagina, si e no, alla fine della serata) mi ha lasciato subito intendere di aver azzeccato la scelta per l’ultima cena scozzese. E’ seduto nell’angolo più remoto del locale, in fondo alla seconda saletta, riparato da un pannello della scadente boiserie.
La strada sembra una di quelle quasi periferiche, di quella zona intermedia tra centro e margine, dove insomma il fervore trendy del nucleo vitale, in cui si possono osservare tutte le tendenze del tempo, gli abiti, i mezzi di trasporto, bici incluse, i divice che collegano al mondo, il cosa e come mangiare e bere, si trasforma in qualcosa di meno filmico e più comune. Il luogo in cui i travet cessano di essere immaginati come ricconi o almeno come espressioni di una contemporaneità costruttrice e produttiva, dismettono le grisaglie e la posturalità connessa, degradando appunto a travet, persone comuni che lavorano per campare.
In questa zona dove tutto torna umano e reale, i ristoranti cessano di essere turistici, finto stellati o stellati e assumono la sincerità propria del luogo e degli indigeni che li frequentano.
Argyle Street a Glasgow è una strada che scorre diritta in questo territorio mediano di verità e il Finniestone si nasconde tra le insegne commerciali della strada, non avendo, per altro, grandi insegne pittate a vernice come per lo più usa qui.
Evocazione marinara promana dai legni lucidi di vernice spessa e un po’ incollosa, due salette, un giardino, il banco dei drink, la cucina aperta, quasi a vista.
Il menù ruota intorno al pescato dell’oceano che è il mare di queste zone. Cozze, conchiglie Saint Jacques, halibut, aragoste, coda di rospo, ostriche, gamberoni e altre specialità del giorno intraducibili o solamente incomprensibili all’orecchio non scozzese (parlano un inglese un po’ particolare qui).
Le cozze, abbondanti e saporite, sono servite scenicamente in una pentola coperta. L’halibut è arrostito e non sembra il pesce inutile che è da noi, tanto è saporito. La coda di rospo succulenta è aggredita da un dressing piccante e balsamico. Il salmone marinato con barbabietola, che doveva essere uno starter, è strepitoso come predessert.
Formaggi locali e dolci inaspettatamente ben fatti chiudono un pasto eccellente. La Pavlova di meringa con ripieno di crema di frutto della passione e topping di frutti di bosco merita una menzione speciale. Forse da sola vale la visita in questa trattoria maestosa e umile, ai margini del centro di Glasgow.
La carta dei vini è varia e buona, considerata nel contesto.
La frequentazione è per lo più a chilometro zero.
Prezzi tutto sommato convenienti, in rapporto all’offerta e alla Scozia.
The Finnieston
1125 Argyle St.
Glasgow
£ 25/30 bevande a parte
https://www.thefinniestonbar.com