Decentrata dai percorsi abituali dell’artefatto chiasso mediatico gastronomico, a nord-est di Napoli, nel cuore dell’area fertile della Campania Felix, Acerra è un antichissima città. Il suo territorio fu abitato sin dall’epoca preistorica.
Attraversata nei secoli da varie dominazioni, i suoi fieri abitanti hanno sempre trovato il modo di resistere e riorganizzarsi.
E sembra proprio di rinvenire in questa traccia storica la radice e l’anima del molto accogliente e altrettanto saporito Mulino primavera, ristorante pizzeria.
Ad accogliere l’avventore, il fascino di un girarrosto a brace viva, come non se ne vedono più. Dalla sua fondazione, nel 1984, ci spiega la vivacissima Rosa, terza generazione della famiglia Cannavacciuolo, lo spiedo a legna ha segnato l’offerta del locale.
Intenso è il legame con il territorio e con la storia della famiglia. Torna di frequente nel menù ed è ben rappresentato dalle belle foto che tappezzano le pareti dei locali.
Spazi ampi e accessibili (anche ai disabili in sedia a rotelle), tavoli ben distanziati per garantire comfort.
Arrivano i fritti. Perfetti nella cottura e originali nella composizione: stuzzicante il crocché nonna Elena, tradizionale ma con la peculiarità del formaggio romano nell’impasto. Creativo, con giustapposizioni di gusti e consistenze ben centrate il donna Carmela: stracciatella di bufala, granella di pistacchi (immancabile oramai), pomodorini sott’olio. Anche qui ritorna il richiamo a usanze di famiglia, a quando alla pizzeria si affiancava la gestione di una salumeria e c’era un banco di sottoli cui attingere.
La frittatina di pasta, un must della rosticceria napoletana, presente nella versione tradizionale, trova qui declinazioni molto originali. La Nonno luca è preparata con spaghetti aglio e olio, olive nere e noci. La Nerano con bucatini e crema di zucchine. Imprescindibili.
La palese sincerità di Rosa ha indotto ad affidarci per le scelte del prosieguo.
È il momento dei primi. Rigatoni alla siciliana. Belli a vedersi, magnifici a mangiarsi. L’originalità in questo caso sta nel tocco di territorio: la provola affumicata, tipica napoletana. La fusion, insomma, qui non è posa né fredda alchimia, è evocazione d’identità.
La pizza “allampiata” è una specialità irrinunciabile. Lievitazione di 48 ore, impasto steso nel ruoto di alluminio, cottura ai margini del forno a legna. Soffice e ariosa, soave e gustosa all’assaggio. Potremmo dire che vale il viaggio, ma facendo torto alla ricchezza di solidi contenuti di questo locale.
Uno spazio di autentica storia familiare, una primavera di sinceri sapori e cordialità. Del resto primavera, nelle intenzioni di Gennaro Cannavacciuolo, alludeva proprio al fiorire di una nuova esperienza. Aveva già condotto un mulino col padre Francesco, l’aveva rinnovato fino a diventare esperto di farine e passare, con la pizzeria, all’uso della farina.
Il cronista ha riempito un po’ di pagine coi racconti di Rosa quando viene servito il dolce, rigorosamente fatto in casa da mamma Marianna.
Crostata a limone che sembra fatta apposta per condurre al deliquio, tanta è l’intensità del piacere, e a rimanere a dormire in una delle camere gestite da questa operosa famiglia.
La proposta del menù include anche le tradizionali pizze napoletane e piatti di pesce (abbiamo visto servire souté di cozze molto invitanti).
Buona anche la disponibilità di vini.
Mulino primavera
Acerra – via De Gasperi, 32
Tel. 081 6588002
www.ristoranteprimaveraacerra.it