Sono stato da Manni Noessing in una mattina di sole di marzo. Dopo 90 km, di cui una quarantina per valicare il Latemar, arrivo quasi ad ora di pranzo al suo maso sulla “via dei vigneti”, affacciata sull’Isarco, a mezza costa del monte sopra Brassanone, a circa 600 metri di altitudine.

Sono territori dove si strappano lembi di terra alla montagna per coltivare viti eroiche. Avventurandosi per vie strette e tortuose si percepisce a vista, più che altrove, il sacrificio e la dedizione che occorrono per allevare le viti; le “kellerei” (cantine) si scoprono, finalmente, al culmine di terrazzamenti di vigneti, che appaiono e scompaiono tra un tornante e l’altro. Bisogna lasciar perdere i navigatori satellitari e farsi guidare, in silenzio, dai segni della vegetazione e delle coltivazioni; del resto bisogna inoltrarsi per la via dei vigneti per trovare l’ombroso eppure cordiale Manni.

E poiché c’è sempre qualche magica alchimia che finisce per unire gli estremi, siano terre o uomini, scopro che Manni Noessing, altoatesino stereotipato dalla cadenza e suono delle parole ai colori degli occhi, dei capelli e della carnagione, lavora con un enologo siciliano. Me lo ha raccontato, regalandomi con una gentilezza dolce e sincera, a margine dei miei modesti acquisti di Veltliner e Kerner, un Muller Thurgau “ottimo per spaghetti con le vongole”.  Al Muller Thurgau, comunque, preferisce la sfida del Kerner, vitigno di grande vegetazione e grado alcolico, difficile da governare.

Qualche giorno fa ho stappato l’ultima bottiglia del Veltliner 2009.  Vino di grandissima struttura aromatica, impressionante al naso quanto al palato, con una straordinaria persistenza in cui si alternano note minerali e più suadenti sentori di dolcezza che poi, infine, sfociano in delicatissimo gusto amaro, di terra percorsa da una qualche vena calcarea.

Una bottiglia, un’esperienza che non si dimentica facilmente.

Veltliner:  è un vitigno austriaco, meglio noto come Gruner Veltliner, da cui si estraggono vini bianchi, talora paragonati ai grandi bianchi d’Alasazia.