Non ho mai preso in considerazione, prima di quest’anno, la fine dell’anno. Almeno non l’ho fatto in età cosciente o non lo ricordo. Forse tutti i ricordi della fine dell’anno sono stati cancellati quel trentuno dicembre di una trentina d’anni fa quando feci il cenone con una terribile, salvifica dose di cisplatino.
Mi ritrovo, invece, da giorni a fare i conti con quest’anno e molti o tutti gli anni precedenti.
Quest’anno ho perso: un paio di clienti, uno ladro e l’altro stronzo, molte cene e una ventina di chili, la pazienza di vivere lontano, molte notti e diversi giorni, le parole che non ho scritto e quelle che non ho detto, un paio di festival e qualche festa, un po’ di soldi, sottratti da amici del gatto e della volpe, una capra che cullavo con amore, un fiore vero in cambio di uno finto, un pezzo di esofago bucato, qualche scheggia di vetro, qualche amico e qualche amica di cuore sodo e qualcun altro altro infantile, ho perso molti giorni senza perder tempo, però, ho perso strati di muro, ho perso il controllo dei miei calci, seppur non del tutto.
Ho perso anche papà, ma su questo sono ancora indeciso.
Ho trovato Irene, era in un libro che avevo dimenticato, un editore, un socio, un amico che mi ha donato due pagine bellissime.
Non ho trovato pace, per fortuna.
Buon anno a tutti.